Era il 20 maggio 2003 quando andava in onda l’ultimo episodio di Buffy l’ammazzavampiri, concludendo la “serie più memorabile” degli anni 90 secondo Tv News. Era
Un collage digitale di Sidney Prawatyotin, in arte @siduations. In primo piano, Zendaya, protagonista di “Euphoria”, in onda dal 2019; sullo sfondo, il cast di “Beverly Hills 90210”, serie tramessa dal 1990 al 2000. Nei suoi lavori, il creativo newyorkese inserisce celebrities o abiti couture in contesti incongrui.
© FOTO GETTY IMAGES.
Per quanto ogni era abbia definito il suo stereotipo di gioventù, il mito del sedicenne non si distingue nitidamente sino al 1974, anno della messa in onda di Happy Days sulle reti ABC. Per 10 anni e 255 episodi, lo show ha plasmato l’epitome della gioventù americana figlia del boom economico, imprimendo il suo stampo idealista sugli standard generazionali. Divenuta la serie più vista dell’emittente nel decennio 70-80, Happy Days lascia in eredità la definizione dei cliché degli sbocchi puberali, il tutto condito dal mito di un idillio giovanile dove l’unica preoccupazione è l’ardua scelta tra Pepsi e Coca-Cola.
Negli anni 90, i Sweet Sixteen iniziano ad arrugginirsi e lo zucchero diventa stucchevole come dopo troppe caramelle. Naturale decorso dei miti verso lo scontro con la realtà, gli anni di Buffy l’ammazzavampiri introducono nella narrazione il senso di inadeguatezza, il peso delle aspettative sociali che contrastano con i desideri di normalità, velando il tutto sotto la patina del paranormale e di un abbigliamento in total-black che hanno quel gusto romantico tanto facile da vendere.
(Continua)