“Tell me Mama”, il podcast di Igiaba Scego e Esther Elisha

“Tell me Mama”, il podcast di Igiaba Scego e Esther Elisha

La scrittrice Igiaba Scego e l’attrice Esther Elisha, amiche e talenti afroitaliani aprono le porte del loro “tè delle cinque” con “Tell me mama”, il nuovo

target="_blank" target="_blank">podcastdi Storytel che traccia i ritratti di nove donne afrodiscendenti contemporanee, esempi di tenacia nel raggiungimento dei propri obiettivi, superando il “solo” tema blackness, attraverso la testimonianza della personale esperienza delle autrici. Tell me Mama parla a un pubblico ampio e diversificato, curioso e attento, con esempi di storie di successo iniziate in condizioni di forte svantaggio sociale.
Chiacchiere, ironia, amicizia e racconti ancora troppo poco conosciuti in Italia; storie di donne, di lotte e successi che hanno ispirato le autrici e che con loro condividono la lotta per i diritti umani, l’uguaglianza e la ridefinizione di identità di origine e genere in una società moderna che si possa davvero definire tale. Nove puntate per ricordare la vita e le battaglie di grandi “personagge” (come le definiscono loro) black. Per rileggere la storia e ripensare al futuro oltre ogni discriminazione.

Mi chiamano dalla redazione,” c’è questo progetto interessante di cui scrivere, sei la persona perfetta, che ne dici?”. Sto terminando la consegna di un altro pezzo ma leggo la breve presentazione e mi dico:” finalmente”.  Leggo i nomi delle autrici e speaker e dico di nuovo: “finalmente”. Due finalmente in due secondi, non mi capita spesso. Mollo ciò che stavo facendo e scrivo a Igiaba.

Igiaba Scego

© ©Simona Filippini

Igiaba Scego, la ricordo a Mantova forse quindici anni fa durante Festival Letteratura, fuori dalla sala in cui avremmo dovuto assistere alla conferenza stampa di Toni Morrison, premio Nobel per la letteratura e mito di entrambe. Sotto il sole al tavolo di un bar, sorridente e concentrata. Entrambe eravamo lì per scrivere un pezzo ma quel momento significava molto di più, un’occasione fondamentale nelle nostre vite, l’incontro che sognavamo in cui essere benedette e illuminate da lì in avanti.

Igiaba è una splendida scrittrice, firma di Internazionale, Domani, il Manifesto e molti altri. Igiaba mi presenta Esther Elisha, talentuosa e splendida attrice italobeninese di cinema e teatro, performer e regista, nota al grande pubblico per la fiction “Tutto può succedere” di RaiUno e film come “Là-Bas” di Guido Lombardi, Leone del Futuro a Venezia 2011, “Neve” di Stefano Incerti e “Nottetempo” di Francesco Prisco.

Esther Elisha

© Gianmarco Chieregato

Non possiamo non fare una chiacchierata a tre. Tre afroitaliane doc. Il suono delle loro voci mi fa sentire immediatamente a casa e lo stesso effetto farà agli ascoltatori che le seguiranno dal 31 Maggio nelle x puntate del Podcast Tell me Mama per Storytel.

Parlare la stessa lingua, riconoscere il ritmo, condividere visioni, passioni e riflessioni: non capita spesso; mi sono ritrovata, dopo la chiamata, ad invidiarle per aver creato l’occasione per condividere questo “ambiente” con il pubblico. Lo spazio del podcast è dilatato nello spazio e nel tempo, si allarga nel mondo, nelle identità, origini e generi, si arricchisce di temi, informazioni, notizie di cui nel nostro paese si sa ancora molto poco.
Una finestra che si affaccia a un piano di mezzo, spesso o per troppo tempo ignorato, ma dal quale la prospettiva è unica e preziosa. Voglio lasciare a loro la parola, loro che hanno usato le loro parole per accompagnarci dentro queste grandi storie di grandi donne di cui non voglio anticipare nulla. Solo i nomi, per qualcuno già riferimenti, per altri una grande scoperta: Bernardine Evaristo, Janaya Future Khan, Djamila Ribeiro, Maïmouna Doucouré, Mati Diop,  Kara Walker,  Chimamanda Ngozie Adichie,  Michaela Coel e infine l’italiana Evelyn S. Afaawa.

Igiaba, Esther, la verità: quanto vi siete divertite e quanto emozionate nel percorso che ha portato al podcast? Voi siete amiche, non è un sogno pensare e creare un progetto insieme?

Esther: Hai detto bene, è stato un vero e proprio sogno, era da tempo che volevamo lavorare insieme… e anche sul divertimento hai centrato in pieno il mood che ci ha accompagnate per tutti i mesi in cui ci siamo dedicate al progetto. Abbiamo lavorato, tanto, fatto tanta ricerca e scritto e riscritto gli episodi, ma abbiamo riso moltissimo durante le Skype call infinite che abbiamo fatto per creare il podcast. È stato un modo per stare insieme durante il lockdown.

Igiaba: Questo podcast è su 9 donne, in otto episodi, sull'empowerment femminile e sui sogni. Ma hai centrato il punto: di base tutto nasce dalla nostra amicizia. Noi siamo amiche da tanto e abbiamo sempre sognato di fare qualcosa insieme. Ma cosa? C'era bisogno di qualche piattaforma che legasse scrittura e voce. Un film? Una serie? Cosa? Poi è arrivata l'intuizione. Fare un prodotto usando le nostre voci e soprattutto la nostra anima “afropean”, sospese tra Europa e Africa. La nostra amicizia si coglie nei dettagli in questo podcast. Nel modo bonario in cui ci prendiamo in giro, nei riferimenti anni Novanta (che raccontiamo anche ai più giovani) e soprattutto nelle tisane. Ecco le tisane che possono sembrare un arredo, quasi superflue in un racconto sull'afrodiscendenza, sono invece un elemento biografico potentissimo, perché succede proprio così, amiamo le tisane e ogni volta che ci vediamo ne tracanniamo litri. Siamo decisamente #TEAMTISANE

Che significato ha per voi la narrazione? E qual è la narrazione di storie che vi appassionano e che sentite così tanto?

Igiaba: Le nostre “personagge” sono sorprendenti. Hanno una tenacia, una forza. Per esempio Michaela Coel che trasforma qualcosa di atroce come una violenza subita, in una storia che ha dato conforto a migliaia di persone con “I may destroy you”, la sua serie fortunatissima, oChimamanda Ngozi Adichieche scrive un libro su una guerra, quella del Biafra, di cui nessuno voleva ricordare più nulla e lei caparbia ci scrive un libro sopra che diventa un capolavoro in tutto il mondo, combattendo l'oblio e mettendo al centro la memoria. In generale ci è piaciuto delle nostre personagge anche questa loro attenzione ai loro capelli, ai loro vestiti. Per esempio, per rimanere sull'esempio di Chimamanda ,ecco lei si veste con i capi di stilisti nigeriani per farli conoscere a livello mondiale. Le storie famigliari e sentimentali delle nostre “personagge” sono sorprendenti. La dimensione collettiva che le ha rese quello che sono. Nessuno si salva da solo, ma hai bisogno di una community, di amici, parenti, relazioni amorose. Sono “personagge” che hanno nesso l'amore al centro della loro vita. E lo hanno anche donato agli altri. E poi tutte hanno dei capelli pazzeschi, dalla marea riccia di Bernardine Evaristo al rasato militare di Michaela Coel. Sono donne potentissime e ci hanno insegnato tanto. Ma tantissimo. Le sentiamo vicine come sorelle. Anzi sono le nostre sorelle Mamas. Quanto bene vogliamo a tutte loro.

Ci sono aneddoti o particolari dei vostri “ospiti” che avete trovato lungo la via che non vi sareste aspettate e che vi hanno sorpreso?

Igiaba: Per me narrare è un mestiere, ma anche la mia coperta di Linus. Ed è così anche per Esther che con il suo lavoro di attrice incarna le narrazioni. Le parole, raccontare le storie attraverso le parole, fin da piccola è stato il mio modo di capire me stessa e il mondo. L'ho capito alle elementari che narrare e autonarrarsi è importantissimo per uscire dai traumi (a quell'epoca soffrivo per un razzismo quasi biologico che mi veniva inflitto, nel quartiere dove vivevamo) e mettere al centro della propria vita se stessi. E insomma ho continuato a usare le parole per spiegare anche i traumi dei miei due paesi, Italia e Somalia, i traumi dell'esilio, di perdere la propria casa, il proprio centro com'è successo ai miei genitori. Ma le narrazioni servono anche a costruire consapevolezza, gioia, voglia di superare gli ostacoli. E questo abbiamo fatto io e Esther: abbiamo costruito un mondo di parole, di voci, di futuro. Infatti le nostre “personagge” fedeli a loro stesse partoriscono il futuro.

Esther tu sei un’attrice e quindi avvantaggiata; Igiaba, che cos’ha significato per te registrare un podcast invece di scrivere?

Esther: rispondo io, È stata bravissima! Igiaba non ha paura di nulla, si lancia e si impegna sempre in tutto. Nel podcast abbiamo anche cantato. (Ride, ndr)

Esther quanto ti piacerebbe portare su un palco o sullo schermo le storie che hai raccontato?

Esther: Le loro storie sono incredibili in effetti, ma la verità è che mi piacerebbe poter incontrare e collaborare con tutte le nostre “personagge”.

Il progetto è anche un momento di confronto e scambio tra donne afrodiscendenti ma non vi farò le solite domande, non ce la faccio: che cosa volete veramente che arrivi al pubblico italiano?

Esther: Io in quanto pubblico ho fame di riferimenti diversi, di storie diverse, bramo un’eterogeneità di racconti. Credo di non essere la sola e non penso dipenda dalle mie origini. Vorrei che al pubblico arrivassero degli stimoli per il proprio percorso personale, vorrei che scattasse l’immedesimazione con le nostre “personagge”, così come per noi minoranze scatta con personaggi bianchi, senza nessun tipo di fatica.

Igiaba: Vorremmo che arrivasse la tenacia e l'audacia con cui le nostre “personagge” creano ai loro sogni. Sono artiste, filosofe, attiviste, sognatrici. Ecco la nostra speranza è che il pubblico italiano, afrodiscendente e no, possa avere in loro delle nuove sorelle.

Un messaggio all’Italia in ascolto.

Esther: Cara Italia, ascolta (ride, ndr). Scherzo, ma anche no… Voglio dire che non ho la pretesa di avere un messaggio da lanciare alla nazione, se non forse quello che ho per me stessa… ovvero quello di ascoltare meglio. In quest’epoca si parla immediatamente, non ci si dà il tempo di ascoltare attentamente, ponderare e poi farsi un’opinione, ecco penso che farebbe bene a tutti noi ascoltare le storie altrui e digerirle, elaborarle, fare domande e solo poi farsi una propria opinione, se proprio si deve averne una a tutti i costi (ride, ndr).

Le vostre origini sono diverse e anche il vostro percorso di vita ma ci sono aspetti che tante donne black italiane condividono? Per voi quali sono state e quali sono?

Esther: Penso, e qui forse parlo da attrice, che condividiamo tutte una mancanza. Ovvero la mancanza di una rappresentazione nel cinema e nei media in cui riconoscersi realmente. È vero che le cose stanno cambiando e che ci sono sempre più afrodiscendenti nei vari campi della comunicazione… Ma ho riflettuto sul mio percorso: sono vent’anni che lavoro come attrice e quando leggo le interviste dei ragazzi che iniziano ora a lavorare come attori, si lamentano di tutto ciò di cui mi lamentavo anch’io, ovvero la mancanza al cinema e in tv di modelli che gli assomigliassero, in cui riconoscersi. Credo che questo dipenda molto dalle storie che vengono raccontate. Penso ad esempio ad alcuni film di qualità a cui ho partecipato negli anni, erano progetti che parlavano di emarginazione, prostituzione, criminalità e giustamente questi ragazzi che andavano a scuola, non si potevano rispecchiare in quei racconti. Questa mancanza, questo vuoto di rappresentazione, potrà essere colmata realmente soloquando saremo noi a raccontarci, noi a dare il nostro sguardo sulla realtà. 

Igiaba: Il mio percorso è soprattutto la mia città Roma. Il mio essere somala e il mio essere italiana è tutto dentro la mia identità romana. Mi sento figlia di questa città. E infatti sul nostro essere romana io e bresciana Esther giochiamo molto nel podcast che è molto metropolitano. Ci sono Londra, São Paulo, Dakar; ci sono le strade polverose, la vibrazione della metropoli, i suoi pericoli e le sue opportunità. Anche in questo le nostre “personagge” ci assomigliano. Nel loro essere metroafropolitane.

Le bellissime illustrazioni del programma sono di Nazanin Rastan akaMafreshou, iraniana con base in Italia da molti anni. Com’è nata questa collaborazione? Pensate di farne un libro?

Esther: Conosco Nazanin da molti anni e sapevo che sarebbe stata perfetta per il progetto, che lo avrebbe capito e che sarebbe stata un valore aggiunto. È stato bello per me poter collaborare con la mia cara Igiaba e anche Nazanin a bordo! Il libro è un sogno che culliamo...

Igiaba: Nazanin è straordinaria. E ormai ci consideriamo un team. Un giorno perché non fare anche un bel film d'animazione. Ho sempre sognato di danzare con i pinguini come Mary Poppins.

 Il personaggio che più amate o avete imparato ad amare durante le ricerche per il programma.

Esther: La verità è che ora mi sembra di conoscerle personalmente tutte. Quando qualcuno le nomina mi emoziono e sono felice che siano apprezzate quasi come se si trattasse di mie amiche della vita reale. (Ride, ndr)

Igiaba: Concordo con Esther. Le sentiamo vicine al nostro cuore. Questa è la sorellanza.

Sono certa che questa vostra avventura insieme avrà avuto molti momenti emozionanti. Me ne raccontate uno?

Esther: Per me è questo: vedere le cover di Nazanin di tutti gli episodi caricati su Storytel e sapere che finalmente chi vorrà potrà schiacciare play!

Igiaba: Quando Nazanin ci ha mandato la prima illustrazione, ecco ho pensatoo: ma allora è vero? Sta succedendo davvero? La macchina si muove. Ora come Esther sono curiosa dei feedback, perché abbiamo creato un podcast anarchico che un po' salta le regole della narrazione cronologica. Ci sono mille divagazioni e ogni divagazione per noi è importante.

Che cosa volete dire alle nuove generazioni dei afrodiscententi italiani che oggi vivono difficoltà ma anche sogni e aspirazioni?

Esther: Di prendersi cura di sé e dei propri sogni, di lottare contro il razzismo ma di non identificarsi con la lotta al razzismo, di darsi la possibilità di essere tutto ciò che desiderano senza farsi inghiottire dai social.

Igiaba: Di trasformare la rabbia in sogno. Di incanalarlo in qualcosa di costruttivo. La rabbia può distruggerci; invece, se la trasformiamo, può diventare il motore per superare le difficoltà. Lo è stato per noi e le nostre “personagge”. Michaela Coel ha trasformato una violenza assurda e crudele, una violenza sessuale, in qualcosa, la sua serie “I May Destroy you”, in qualcosa che ha parlato al cuore di tanti. Serve non farsi fagocitare dalla rabbia. Non è facile, lo so, ma bisogna chiedere aiuto, avere alleati. Ecco nessuno si salva da solo, serve una community. Serve amicizia. Ecco forse la cosa più bella che arriva dal nostro podcast è davvero chi trova un amico/a trova un tesoro. Il mio tesoro è Esther e tutte le sorelle, i fratelli che mi scaldano il cuore ogni giorno. L'amicizia è qualcosa che ci fa sopravvivere. Senza amici e amiche sarebbe tutto tristissimo.

La domanda fissa della rubrica: se aveste una bacchetta magica a disposizione per un minuto quale sarebbe il primo gesto che fareste per combattere razzismo, disuguaglianze e pericolosi retaggi culturali?

Esther: Regalerei a tutti noi esseri umani una dose costante, giornaliera, di empatia, saggezza e pazienza. Sì, credo che sulla base di questo cocktail si potrebbero fare scelte più giuste per il globo.

Igiaba: Conoscere la storia del razzismo e del colonialismo. Perché quel passato ha ancora scorie radioattive che si perpetuano sul presente. Conoscere è la prima cosa che serve per lottare. Se non conosci anche la lotta è a metà. È davvero importante.

Hanno detto tutto loro, non avevo dubbi; questo dimostra, ancora una volta, quali talenti di tutte le origini abbia la fortuna di avere l’Italia, quanto valore nella diversità e quanta cultura. Cultura italiana nuova, più grande e di tutti.

*Igiaba Scego, nata nel 1974 a Roma, da una famiglia di origini somale, si è laureata in letterature straniere all’università “La Sapienza” di Roma. scrittrice e ricercatrice freelance, collabora con «Domani» e «Internazionale», ma anche con riviste che si occupano di temi a lei molto vicini: colonialismo e transculturalità. Tra le sue opere ricordiamo Oltre Babilonia (2008), La mia casa è dove sono (2011) Premio Campiello 2011, Roma Negata (2014), Adua (Giunti, 2015), e La Linea del Colore (Bompiani, 2020) Vincitore del Premio Napoli narrativa.

*Esther Elisha è un’attrice italobeninese. Al cinema l’abbiamo vista in Là-Bas di Guido Lombardi, Leone del Futuro a Venezia 2011, e tra gli altri in “Neve” di Stefano Incerti e “Nottetempo” di Francesco Prisco. In televisione è tra i protagonisti di “Tutto può succedere”, remake dell’americano “Parenthood”. A teatro diretta da Roberto Andò era nel cast di “Good People” di Lindsay Abaire. Ha collaborato come performer nell’ambito dell’arte contemporanea e il videoclip “Always Better” di 2StoryCabin è la sua prima regia.

*Nazanin Rastan aka Mafreshou (Treasure Pouch) è una illustratrice e incisore iraniana freelance con base in Italia da 11 anni. Ha studiato grafica d’arte all’accademia di belle arti di Firenze. Crea illustrazioni, utilizzando diverse tecniche: dall'acquarello e acquaforte al di disegno digitale e il virtual painting. Il soggetto del suo lavoro è spesso concentrato sulla figura femmine. Negli ultimi anni ha pubblicato su diverse riviste, sia editoriali che cover. Ha lavorato per molti marchi, tra cui Vice Italia, Burberry, Gucci.

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