Questo spazio nasce da una proposta, rivolta ai lettori: quella di raccontare storie legate alle borse più amate. Come le quattro “Gucci Beloved”: la Jackie 1961,
Ecco una selezione di quello che ci avete raccontato e non perdete il prossimo appuntamento!
Come una vecchia amica
La Jackie, mi prendo la libertà di chiamarla per nome come una vecchia amica, ha scortato la mia crescita, non solo perché era una delle borse di mamma, ma anche per la storia che la accompagna… Mi piace ricordare il viaggio che facemmo insieme all’inizio del 2000 in Cina, e in particolare e a Shanghai… La sorpresa fu scoprire fin dall’arrivo all’aeroporto cinese che la vera turista, la più guardata e riconosciuta era proprio la borsa. Prima il personale viaggiante, poi in progressione impiegate, operatrici turistiche, signore in strada, in una sorta di saluto compiaciuto e complice ci rivolgevano la parola spontaneamente, esclamando correttamente “Gucci” o “Jackie”. Da accessorio ad agente diplomatico il passo fu veloce. Avevamo con noi uno strumento di mediazione culturale, un’ambasciatrice del made in Italy, un’ospite di riguardo… Ancora oggi, a quasi 20 anni di distanza, quando ricordiamo quella gita, non possiamo non citare la Jackie come la più “chiacchierata” compagna di viaggio e il fiore all’occhiello della nostra eleganza.
Lettera non firmata
Il coraggio di essere
Ho sognato una borsa Gucci tutta mia da che ho memoria. Quel logo, quel manto infinito con la Doppia G mi ha sempre affascinato, inebriato, potevo fissarlo per ore e non stancarmi mai. Indossandola, potevo sentirmi ogni giorno una persona diversa, una celebrità, una attrice di Hollywood, una rapper sfrontata… Uno dei primi modelli che ha catturato il mio cuore è stata una GG Marmont edizione limitata, che mio marito mi regalò per un San Valentino. Era di pelle volutamente invecchiata ma cangiante, in argento, fucsia e rosso. Un gioiellino, unica. Mio marito me la fece indossare a occhi chiusi e quando li aprii mi disse: questa borsa sei tu. È colorata, imperfetta nella sua pelle grattata, luminosa e temeraria. Io mi specchiavo e mi sentivo una regina, l’ho indossata in ogni occasione. Ero completamente inebriata da lei, tirava fuori tutto quello che di solito non avevo il coraggio di essere.
Benedetta M.
Nel mio mare
Da piccolo amavo frugare nella tua borsa e tu me lo lasciavi sempre fare. Aprendo quella mezzaluna di pelle scoprivo cose che non potevo capire: una minuscola rubrica telefonica, il portasigarette cesellato, le ciglia finte, la cipria, il rossetto, la profumata nube di sandalo; e poi le fughe improvvise verso il mare, la cabriolet rossa che sfreccia sulla litoranea e il vento che ti ruba il foulard a fiori di Gucci, portandolo lontano lontano, chissà dove; e le serate su e giù per via Veneto, quando in tarda primavera il cielo s'infiamma fino a esplodere nelle cento luci dei caffè come lucciole innamorate; e le domeniche fuori porta, il cestino da picnic, il trucco maleducato, la gonna senza più pudore, la voce di Mina che inonda la pineta. Come se potessi custodirci tutto il mondo, tutto il tempo passato, dentro alla tua amata Jackie; ma il tempo è un animale, non vuole essere ingabbiato. Ora che anche io comprendo le parole dei poeti, ti vorrei ancora qui per vederti rovistare nella mia di Jackie 1961. E lasciarti immergere nel mio mare tra coralli, sogni e segreti.
Daniele C.
Sentirsi al sicuro
Chiusi gli occhi. I primi raggi del tramonto sul mio ventunesimo compleanno a scaldarmi il viso, la brezza delle sere d’estate a soffiarmi tra i capelli ancora intrisi di salsedine, le cicale da sottofondo. “Puoi aprirli”, mi disse. Classico imperativo da nonna: dolce, ma fermo. E tra le sue mani, lei: gliel’avevo vista all’avambraccio migliaia di volte, il suo messaggio silenzioso di eleganza e compostezza, la custode fedele di ricordi preziosi. In quella Jackie c’era il suo mondo che ora aveva deciso di regalarmi. “Con questa borsa sono andata alla mia prima lezione come insegnante di ruolo e ho dato il braccio a tuo nonno nelle nostre passeggiate. Mi ha donato forza e autostima, mi ha fatto incedere con sicurezza nei giorni in cui mi pioveva sul cuore e volare nei giorni in cui sentivo che avrei conquistato il mondo. Con lei mi sono sentita protetta e al sicuro se soffiava un vento contrario, in lei ho ritrovato me stessa quando credevo di essermi persa”. Mentre parla le mie mani scorrono sul manico segnato dal tempo, proseguono sulla chiusura in metallo, seguendo le impunture come fossero una mappa a quello che mi sta dicendo. Richiudo gli occhi. Mi immagino con quella borsa al braccio al mio primo colloquio di lavoro a darmi sicurezza. O alla spalla mentre do la mano ai miei figli. E in lei rivedrò sempre un po’ di mia nonna.
Paola S.
Capri
La mia Jackie 1961… un tuffo nella Capri che non c’è più… ma anche un tuffo nell’eleganza dell’uomo che me l’ha regalata, e che ci sarà per sempre!
Lettera non firmata
Le cose regalano bellezza!
Una borsa è un piccolo capolavoro, un simbolo di femminilità, di stile, un momento di gioia, una capsule di emozioni. Per me ha significato questo: dopo un momento difficile contrassegnato dal dolore, dalla malattia e scomparsa di una persona cara, volevo circondarmi di atmosfere belle, leggere, colorate. Può sembrare forse infantile ma non lo è: entrare in boutique, respirare la fragranza del pellame, gustarne i dettagli sono riti e gratificazioni positive che aiutano a farci stare bene. Così ho scelto la mia GG Marmont marrone – mood anni '70 – e accompagnata in boutique dalla mia piccolina di cinque anni, ho scelto anche le bellissime slipper Princetown con disegno di Doraemon, un cartone animato che mi riporta all'infanzia e che alleggerirà con un sorriso ogni mio passo verso il futuro.
Monica N.
Gucci Therapy
Lavoro per un’agenzia pubblicitaria internazionale ed è per me un periodo molto stressante, in cui mi sento frustrata. Sono una persona molto frizzante e intraprendente, ma ho proprio perso la motivazione. È un venerdì, nevica, dopo l’ennesima “rottura” lavorativa dico basta; ho bisogno di premiarmi e tirarmi su (le borse sono sempre stato il mio “autoregalo” preferito). Sabato vado in Montenapoleone, desidero da mesi la GG Marmont nera media, me la merito non c’è dubbio, lavoro sodo… Mi accompagnano quindi una mia migliore amica e la mamma (la mamma è sempre la mamma). Sono le 15, la compro... nonostante la pioggia, ho il sole dentro. Da quel giorno è nata la “Gucci therapy”... quando affronto periodi stressanti una borsa Gucci mi aiuta a superare tutto con maggiore leggerezza. Rido ancora con la mia amica e mia madre ogni volta che pensiamo a quel giorno... è rimasto letteralmente nella storia... stessa cosa la Gucci therapy! Le borse segnano periodi della mia vita anche difficili, ma che ho comunque superato! Grazie mille per l’opportunità di raccontare questa storia!
Alessia C.
In partnership conGucci