The Gucci Beloved Column Part 3

Questo spazio nasce da una proposta, rivolta ai lettori: quella di raccontare storie legate alle borse più amate. Come le quattro “Gucci Beloved”: la Jackie1961, la

Gucci Horsebit1955,  la GGMarmont e  la Dionysus. Tutte declinano l’heritage della maison, i suoi codici leggendari: la fibbia a Doppia G, la chiusura a pistone, il morsetto, segnando l’immaginario di oggi e di sempre. Le community di Vogue Italia e di Gucci hanno risposto  aprendo una finestra sui ricordi, sul presente, sulla fantasia. Dove gli oggetti parlano di conforto, di avventura, di affetti viscerali. Di desiderio di bellezza e di sogni. Ma c’è anche chi si è divertito con gli aforismi, e chi ha dedicato un pensiero alle Boutique Gucci, luoghi accoglienti dove tornare… 

Dopo le prime selezioni di letterea questo link, ecco un nuovo appuntamento con quelloche ci avete raccontato. E non perdete il prossimo e ultimo, 9 giugno.

Eri tu
…Così. Sempre aperta e grande – così mi appariva allora – … già consumata. Ci infilavi le mani ma ti lamentavi sempre perché non si trovava mai nulla di quello che cercavi. Dicevi. Eri tu. Mezza vuota, perché in fondo non portavi mai nulla di te, con piccoli oggetti senza valore, scontrini vecchi, fazzoletti aperti mai usati. Penne senza tappi. Con la macchia di inchiostro accanto. Qualche appunto di cose inutili, con quella grafia a tratti tonda, dolce. Un orologio da portare a riparare fermo ad un orario di chissà quale giorno e di quale tempo in cui mai avremmo pensato che poi, le lancette, si sarebbero fermate davvero. Ma eri tu. Ed era bello vederla lì, appoggiata all’ingresso. Significava che tu c’eri. Lì. Fiera e ferma. Quando il tempo sembrava infinito e non avevi bisogno di rincorrerlo e non faceva paura sapere che la memoria dei giorni più lontani era l’unica che avresti avuto. E che senso aveva guardare indietro, quando noi eravamo solo davanti? Ombre giganti allungate. Eri tu. In quell’insolito acquisto d’impulso, in quella rara vacanza in cui, da lontano, mi sembrava più facile pensare che tutto, in fondo, era recuperato, nulla perso. Tutto era andato a posto. Allora non capivo che diventare adulti significa proprio questo: smarrire il rasserenamento che porta il pensare al futuro. Sono certa che se volessi io quella borsa la ritroverei. Abbandonata in fondo a qualche armadio in disuso. Consumata. Come il tempo ha fatto con noi. Sola. Come lo fosti tu. Ed io con me. Silenziosa, come solo il chiasso più forte dei nostri pensieri strampalati può creare. Ci sono giorni in cui consumo l’amore che ho per te. In cui il ricordo della pelle riaffiora anche al tatto e posso sentirne l’odore, far correre le dita lungo le pieghe, solcate e profonde. Eri logora e consumata. Più degli anni vissuti. Ma eri tu. Eri tutto. 
Stefania A. P.

- YOUNG - WILD - FREE
Jackie Black
lettera non firmata

Dovrei essere più ordinata
Oggi è una di quelle giornate in cui il sole si mostra timidamente attraverso il filtro di una nuvola ... rendendo la luce un ospite tanto atteso quanto elegantemente in ritardo. Un caffè con un'amica, lo scontrino del bar accartocciato è finito velocemente e senza pensieri nella mia borsa, insieme a qualche moneta di resto che ritroverò aprendola la prossima volta, dicendomi che dovrei essere più ordinata. Nel 2016 avevo diciassette anni e in un pomeriggio molto simile a questo discutevo con mia nonna – grande appassionata di moda – di come la recente nomina di Alessandro Michele fosse l'inizio di una vera rivoluzione che parlava di società, culture, pensieri, mondi. Poco dopo quello stesso pomeriggio siamo andate a via dei Condotti e ho scelto la Dionysus che mi avrebbe regalato augurandomi di coltivare costantemente il mio pensiero critico, proprio come quando sono con lei. È la stessa Dionysus che indosso in questa giornata dal sole coperto, prendendo il caffè con la mia amica. Torno a casa perché tra poco ho una cena, mi cambio velocemente ma la borsa rimane la stessa.  Più tardi la apro, sorrido: ho trovato uno scontrino accartocciato e delle monete fuori posto. Dovrei essere più ordinata.
Clarissa P.

Prosa verticale
Dall’armadio di mogano scuro di una vecchia casa vuota
svuotata
dalla presenza di una donna a me cara
ti ho trovata che stavi aspettando la mia mano a cingerti il manico chiaro
sottovoce lei te lo disse, prima di lasciarmi, che un giorno saresti stata adottata, vissuta 
da una giovane piena di sogni da custodire
e che avresti visto luoghi, fatto esperienza di altri vissuti, 
ascoltato e conservato
il tesoro della varietà umana
nelle fibre della tua pelle
hai portato il peso della conoscenza, della bellezza, della fortuna, del pragmatismo
di una donna incredibile
un forte senso di responsabilità la chiave per prendermi cura di te
divenuta di mia proprietà
un bauletto pieno di emozioni.
In te ho custodito gelosamente i miei oggetti più preziosi,
nascosto ricordi, frustrazioni, rimpianti
ti ho difesa da mani insolenti che hanno tentato di dividerci
ti ho ridato una nuova vita
e tu hai contenuto la mia.
...Conscia di averti e per scontato darti, ti ho iniziato a trascurare
ti ho quasi dimenticata sulla sedia di un bar in centro
ti ho gettata a terra con furia dopo una giornata da dimenticare
ti ho tradita, rimpiazzata…
E ora sei tutta sola, abbandonata in un armadio di rovere di una nuova casa che ormai è una vecchia storia,
per me che giro il mondo e non ho più radici, dimora, sono lontana ma ti penso
e ti recapito il mio pensiero…
per infonderti una speranza, che vivrai ancora una volta il fascino di una nuova epoca, un nuovo inizio, un nuovo legame…
e che sempre sarai la mia Beloved…
Alessandra 

Celebro i miei successi
Festeggio i miei successi per motivarmi a raggiungerne altri. È il mio mantra da quando ho ottenuto il mio primo lavoro. Un traguardo importante che mi ha segnata profondamente e positivamente, dandomi la sicurezza che cercavo in me stessa. Mia madre me lo ripete da quando sono piccola “celebrati ogni giorno, regalati qualcosa di bello, ma meritatelo”. E così, per la prima volta, mi sono gratificata scegliendo qualcosa da portare con me per sempre, che diventasse il mio simbolo di successo. Ho deciso di regalarmi una borsa che durasse per l’eternità e che potesse contenere gli essenziali oggetti della mia quotidianità: il cellulare, un piccolo portafoglio, le chiavi di casa, il burrocacao e una piccola agenda. Ho scelto una splendida Gucci Horsebit 1955 che mi emoziona quando la indosso e che si lega, tra le tante cose, anche alla mia mamma e la sua passione per i cavalli. Celebratevi sempre!


The first time
I still remember the first time I used a Gucci bag. I was in the last year of high school and for my first date with the guy I liked, my mum gave me her Jackie cream bag. I remember that day as one of the most exciting, it meant she finally trusted me and meant I was becoming a grown young woman.
Sofia S.

Me and my GG Marmont 
8:00 Si esce di casa e si corre al lavoro, caffè e cellulare alla mano e borsa GG Marmont a tracolla che in questi anni è diventata una fedele amica… Con me ha condiviso successi lavorativi, si è divertita alle feste, ed è stata testimone silenziosa di notizie belle e brutte.
14:00 La mia GG Marmont corre veloce con me su sampietrini sconnessi per andare a comprare il pranzo: un tramezzino, una bottiglietta d’acqua, un pacchetto di caramelle… Non è solo una semplice borsa, rappresenta me stessa, il mio modo di esprimermi e di essere semplicemente da come la indosso.
18:30 La mia GG Marmont rossa è sempre con me e aspetta paziente ancorata alla sedia di un bistrot l’arrivo di una mia amica per un aperitivo e quattro chiacchiere perché sa che poi (a meno di qualche invito a cena dell’ultimo minuto) si torna a casa, ma che domani si ricomincia.
Giada

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