"La moda è sempre avanti rispetto alla società, lo è sempre stata", afferma Philippe Guilet, presidente, fondatore e direttore artistico di Renaissance Project. Ex collaboratore di
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L’approccio ambientalista del progetto si affianca alla dimensione sociale. Fra i diciassette sarti ingaggiati quest’anno, c’è, ad esempio, Ousmane. Nato in Guinea-Conakry, Ousmane ha lasciato il suo Paese nel 2018 dopo essere fuggito dal carcere in cui era detenuto per motivi politici. Ha appena ottenuto lo status di rifugiato e vive della sua passione da quando è entrato a fare parte di Renaissance. Nel team c’è anche Moubarik, che ha lavorato per sette anni per una maison di moda donna in Russia (Cecenia) dove cuciva abiti. Costretta a fuggire dal Paese, è arrivata in Francia con i sei figli ed è entrata a far parte di Renaissance a gennaio. Queste persone, piene di talento e di desiderio di lavorare, non avevano mai avuto l’opportunità di lavorare per un atelier, e oggi Renaissance le prende sotto la propria ala.
L’atelier di Renaissance Project ha attirato l’attenzione di tanti altri creativi che desiderano far progredire la fashion industry, dimostrando che la moda può e deve essere la forza propulsiva della società. Ad esempio, durante la sfilata alcune modelle indossavano le sneakers di ME.LAND. Frédéric Robert, il fondatore del brand, ha collaborato con le maison più prestigiose lungo tutta la sua carriera, fra cui Hermès, Lanvin, Kenzo e Dior. Nel 2018 ha lanciato il suo brand e il suo manifesto che valorizza il lavoro artigianale e il suo impegno ecologico e responsabile, che si basa sul commercio equo e solidale e si impegna alla riduzione dell’impronta di CO2. Frédéric Robert e Philippe Guilet condividono lo stesso sistema di valori. Per Robert è fondamentale rispettare il know-how degli artigiani. “Ho firmato un accordo con i nostri fornitori per proibire il lavoro minorile, per un salario dignitoso e per garantire la sicurezza e il benessere sul posto di lavoro.” Per la sfilata di Renaissance Robert ha aiutato l’associazione a raggiungere un obiettivo che sembrava folle: presentare un modello di sneaker Renaissance x ME.LAND, upcycled, eco-responsabile e vegano al 100%. I limiti tecnici posti dal riciclo della plastica degli oceani hanno fatto sì che Robert abbia ripensato le modalità di produzione tradizionali.
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Renaissance ha stretto collaborazioni creative in tutto il mondo, in particolare con il Kalhath Institute (India). La partnership prevede lo scambio di know-how e una donazione dei lavori del Kalhath Institute a Renaissance “perché difendiamo gli stessi valori a 8.000 chilometri di distanza”, affermano Maximiliano Modesti e Amine Dadda, che dirigono l'istituto. Il Kalhath Institute ha infatti donato a Renaissance 2.500 ore di attività di ricamo realizzate dai suoi studenti. “In fondo, al di là delle nostre origini e della nostra cultura, l’istruzione è fondamentale per il sostegno e la salvaguardia di tutto il know-how, in Europa, in Francia, in India o in qualunque altro luogo” sottolinea Maximiliano Modesti.
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Nel corso della sfilata, diverse modelle portavano copricapi realizzati da dodici studenti della Tané School, una scuola di gioielleria e arte orafa che si trova in Bretagna. Questi studenti meritano una elogio per la loro creatività e know-how e per la padronanza nella lavorazione dei materiali da riciclare. I materiali upcycled, soprattutto metalli, sono stati catalogati, poi sono stati creati i bozzetti, e lo scambio fra gli studenti e il loro project leader ha consolidato il progetto: un team unito e coeso, proprio come è Renaissance.
Il lavoro realizzato da Renaissance è stato notato da alcuni dei nomi più importanti della fashion industry, fra cui ALAÏA che con Renaissance condivide il rispetto per il lavoro artigianale. Quindici capi di ALAÏA di varie collezioni passate sono state affidate a Renaissance nel febbraio 2021. Philippe Guilet, grazie al know-how acquisito nel corso della sua prestigiosa carriera in vari atelier di Parigi, è riuscito a decostruire questi capi complessi per reinventarli. Questa collaborazione è la prova che il futuro della couture si fonda sulla durabilità dei capi e sul rispetto del mondo intorno a noi. Quindici modelli unici e fatti a mano saranno presentati a Londra a settembre 2021.
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Renaissance vuole reinventare la couture mettendo insieme upcycling, integrazione sociale e lotta per l’ambiente. Una sfida coraggiosa che potrebbe anche servire da esempio in un momento in cui molti nomi della moda invitano a gran voce a effettuare il cambiamento. L’associazione Renaissance Project e il suo team vogliono dare il buon esempio. Volontari, studenti e professionisti hanno lavorato insieme per dimostrare quello che si può fare a partire dai tanti stock di abiti inutilizzati, anche quelli in fondo ai nostri armadi. Come riassume Pascal Morand, “Renaissance è nato ed è cresciuto in soli due anni. La crisi sanitaria non ha rallentato lo slancio dei team, che si sono impegnati così tanto da riuscire a ottenere prestazioni di grande potenza e di altissima qualità.”
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