Attraverso un film, presentato in anteprima sul sito ufficiale Thom Browne e quello della Fédération de la Haute Couture et de la Mode il 4
Gli atleti Race Imboden, Kendall Baisden e Steele Johnson, a fianco della modella Grace Mahary e dello scrittore e comico Jordan Firstman, sono i protagonisti del film per questa stagione, in cui Browne continua la sua missione di modernizzare i completi uomo e i tailleur con una collezione unisex, che comprende giacche e cappotti dai grandi volumi, gonne di lana a vita bassa e maglieria di filo. I tessuti familiari sono stati rielaborati in chiave moderna: tessuti increspati a strisce realizzati in lana, sciarpe di cashmere posizionate sul collo per emulare i teli dei nuotatori e tweed estivi con nastri Oxford intrecciati su tutto il tessuto.
Dal cercare l’ispirazione in una leggenda del tennis degli anni ’20 ad adattarsi al mercato odierno per essere al passo coi tempi, ecco l’odissea nello spazio della primavera-estate 2021 di Thom Browne.
Puoi raccontarci la trama del tuo film dedicato alla collezione primavera estate 2021?
“I portafiaccole vengono trasportati dal pianeta terra alla luna dalla SS Hector per partecipare alle prime Olimpiadi lunari. Qui, il comitato dei giochi olimpici lunari ha ricreato perfettamente il Los Angeles Memorial Coliseum (dove è stato girato il film), inclusa la musica da banda.
“Volevo creare un richiamo al mondo odierno e portarlo nel futuro, a 200 anni dai giorni nostri, così da far vedere come la storia venga apprezzata a quei tempi. È una presentazione che sfocia quasi nel ridicolo; auspico sempre a ironia e immaginazione all’interno di una storia”.
Cosa ha ispirato il taglio e la silhouette dei vestiti?
“La collezione fa riferimento agli anni ’20 e prende ispirazione dalla tennista francese Suzanne Lenglen [1899 - 1938]. La sensibilità, invece, asseconda la mia personale interpretazione delle silhouette allungate, ma senza essere esageratamente referenziale.
“C’è una percezione sportiva all’interno della collezione, sebbene siano abiti sartoriali. Con i riferimenti all’abbigliamento sportivo filmati a Los Angeles, si avverte la speranza, la semplicità e la praticità. Inoltre, ho proprio un debole per le uniformi vecchia scuola, le giacche blu scuro e le gonne plissé grigie”.
Ci sono, inoltre, dei copricapi abbastanza evidenti…
“I cappelli si ispirano a classiche pagliette e cloche, ma li abbiamo coperti con delle meravigliose e costose sciarpe di cashmere con motivo a trecce. Mi divertiva come cosa, soprattutto per una collezione estiva”.
Come hai scelto i protagonisti: i tre atleti olimpici, Mahary e Firstman?
“La storia non è reale per molti versi e vedere la collezione indossata da atleti olimpici le dona un senso di realtà. Gli atleti che competono a questi livelli sono di grande ispirazione e innalzano la collezione a un livello maggiore di autenticità. Mi assicuro sempre che le persone riescano a vedere l’autenticità [nel mio lavoro].
“Jordan Firstman veste i panni del telecronista che apre la cerimonia all’inizio del film. È davvero divertente, così come lo è il botta e risposta con Grace Mahary, che interpreta la corrispondente sul campo – interagiscono molto bene ed è stato bello vedere il rispetto reciproco tra i due”.
Che tipo di reazione ti aspetti da questo film?
“Ciò che si vede nella collezione sono i generi maschile e femminile offuscati. La cosa più importante è che nel mondo ci sia maggiore accettazione. Per questo è una collezione piena di speranza, perché l’uomo e la donna stanno quasi diventando una sola cosa. C’è qualcosa di estremamente bello in ciò”.
È una collezione davvero geniale. Come avete fatto tu e il tuo team a mantenere la creatività attiva negli ultimi sei mesi?
“Lo abbiamo fatto, punto. Progettare una collezione è un impegno collaborativo e, fortunatamente, andiamo tutti d’accordo. Per noi è fondamentale fare qualcosa che stimoli la conversazione – qualcosa di provocatorio, per rendere le nostre vite più interessanti. Ecco da dove giunge la creatività. Mi piace creare sfide per il team e realizzare cose che le persone non hanno mai visto prima, e farlo con la massima qualità”.
Sei stato costretto in qualche modo a ristrutturare la tua azienda a causa della pandemia?
“La collezione è in vendita proprio ora a Milano, per via del nuovo calendario di questa stagione. È la prima volta che vendo una collezione prima che venga presentata. Non mi piace che le persone scoprano i pezzi prima di vederli in un contesto specifico, ma devo adattarmi ai tempi in cui viviamo e andava fatto in questo modo”.
Sei stato uno dei primi stilisti a firmare online laLettera Aperta all'Industria della Moda,manifesto politico capeggiato da Dries van Noten. Realizzare questo film ti ha fatto ripensare alle sfilate tradizionali? Torneresti mai indietro a quei format?
“Ci siamo divertiti molto a realizzare questo film – è uno dei progetti più grandi ed emozionanti mai realizzati e ci ha fatto capire che vogliamo fare di più. Ma mi ha anche fatto rendere conto che, per quanto possa essere impegnativo il calendario, c’è qualcosa di efficace nell’organizzare una sfilata tradizionale. Sappiamo quando ci sarà, sappiamo cosa dobbiamo fare per arrivare a quel momento, e tutti la vedono contemporaneamente. Voglio anche mostrare alle persone che sono uno stilista serio. Perciò, andando avanti, sarà probabilmente una combinazione di entrambi i format.
“D’ora in avanti spero che tutti riescano ad affrontare le cose a modo loro. L’anno appena trascorso ci ha insegnato che finché fai qualcosa di interessante, puoi farlo seguendo il tuo ritmo, senza essere necessariamente legato a un calendario”.