Valsolda, un territorio italiano poco conosciuto, al confine con la Svizzera
La voglia di partire anche solo per un weekend o una breve vacanza è al
Un dolce rifugio dalla frenesia dei nostri tempi “digitali”, immerso in una natura dalle sfumature più accese di verde e azzurro. Siamo in Valsolda, per arrivarci bisogna passare dal lago di Como e, anche se i colori sono identici, si respira un'aria completamente diversa.
© Mirko Reggiani
Un luogo tranquillo, che in alcuni scorci delle 11 frazioni ( Albogasio Inferiore, Albogasio Superiore, Castello, Cressogno, Dasio, Drano, Loggio, Oria, Puria, San Mamete, Santa Margherita) sembra essersi fermato nel tempo, mantenendo intatto il sapore nostalgico di una vita piùslow. Qui le macchine non hanno accesso in ogni paese, c'è solo una strada principale, un'arteria che li unisce in alternativa alla “strada vecchia” fatta di ciottoli che portano dal lago di Lugano (San Mamete) sino all'ultima frazione della Valsolda (Dasio), uno dei tanti percorsi che il territorio offre.
La meta è costituita da due valli, una delle quali accoglie il fiume Solda, che sfocia proprio nel lago di Lugano: è completamente esposta a sud, mentre dall'altra sponda si trova Santa Margherita, ilborgo disabitato raggiungibile solo in barca che, nei primi ‘900, era meta ambita dei signori comaschi e milanesi. A nord si trovano le Prealpi, allineate sul confine Italia e Svizzera: i geologi che le hanno studiate in loco le hanno ribattezzate le “piccole Dolomiti” per la loro composizione chimica. Appena arrivati su questo tratto di lago si notano infatti le forme sinuose, gli altopiani esteti, i torrenti che tagliano la natura, i boschi che contornano prati e alpeggi: la cartolina di un paesaggio incontaminato.
© Mirko Reggiani
Trekking nella Riserva Naturale Valsolda
Questi luoghi di confine offrono tante e diverse passeggiate: strade antiche che attraversano le frazioni, realizzate con ciottoli e bordate da muri a secco, sentieri che si inerpicano sulle Prealpi, dove s'incontrano cespugli di more selvatiche, castagni, noccioli, pini mugo, rododendri, aceri montani e abeti rossi.
La passeggiata più suggestiva è sicuramente l'anello dellaRiserva Naturale Valsolda, istituita nel 2007: una volta lasciata la macchina a Dasio (che offre anche un luogo di ristoro con terrazza, al ristorante Malombra), ultima frazione della strada Sasso-Rosso-Dasio, si attraversa il borgo per dirigersi verso il sentiero delle 4 Valli, che raggiunge Ranco, Alpe Pessina, Tana del Lupo, Passo Stretto e Alpe Serte, passando da due punti panoramici con “instaview” suggestiva sul Lago di Lugano.
Riserva Naturale Valsolda
© Mirko Reggiani
Dasio, un tuffo nell'acqua cristallina
L'antico borgo medievale riserva diverse sorprese tra le vie caratteristiche punteggiate da fiori freschi, che gli abitanti curano con amore: la fontana più importante - detta “Carciò” - è rinomata per la bontà e purezza dell'acqua sorgiva che, incanalata nel sottosuolo, viene raccolta in un tipico lavatoio.
La sorpresa più grande si ha ai margini del paese, lungo il sentiero che porta alla Riserva Naturale Valsolda, dove si può accedere al fiume Solda: il “Burgandon” è una piscina naturale caratterizzata da ampi massi dove poter prendere il sole o tuffarsi (guardatelo nella foto in apertura).
© Mirko Reggiani
C'era una volta un Castello…
Un altra località da visitare è sicuramente Castello: qui un tempo sorgeva proprio una fortezza, costruita sul dirupo naturale. Tra assedi, conquiste e cambi di comune, il castello originale si trova proprio al confine e così ne venne chiesta la demolizione dalla Svizzera. Tuttavia il paese conserva la struttura originale: case a ridosso dell'erta, disposte a semicerchio su vari livelli, tutte addossate sulla rocca. Castello domina la Valsolda e offre una suggestiva vista ravvicinata sul Lago di Lugano.
Castello
© Mirko Reggiani
Villa Fogazzaro Roi, la dimora estiva dello scrittore
L'ultima meta è riservata alla cultura: sulle sponde del verde lago, a Oria, sorge infatti l'antica dimora estiva dello scrittore Antonio Fogazzaro. Qui sembra che il tempo si sia fermato: si ritrova la stessa atmosfera, intima e domestica, che fa da cornice alla storia di Franco e Luisa Maironi, ambientata in epoca risorgimentale e narrata dal noto scrittore ottocentesco in Piccolo mondo antico (1896) e poi portata al cinema da Mario Soldati, con una splendida Alida Valli.
Il territorio è fortemente legato al romanziere: se i luoghi gli rendono omaggio e lo ricordano con racconti locali ( dal ristorante Malombra al “masso” lungo il sentiero delle 4 Valli dove era solito trovare ispirazione ), in ogni parola dei sui manoscritti si ritrova l'amore per questi luoghi incantati, ubicati al confine, incorniciati dalle sue sinuose alpi che scendono dolcemente sul profondo Lago Ceresio - il Lago di Lugano -. “Antonio Fogazzaro ha vissuto questa Valle come il suo luogo dell’anima, luogo destinato alla contemplazione e all’ispirazione poetica” - ci racconta Chiara Colombo, responsabile di Villa Fogazzaro Roi - “La raccolta di poesie Valsolda, il romanzo di Piccolo Mondo Antico, l’opera Leila sono fortemente legate al territorio tanto che i personaggi della finzione letteraria oggi sono in grado di descrivere angoli di borghi, piccoli nuclei storici dove il tempo sembra essersi fermato. Il viaggiatore contemporaneo di passaggio in questi luoghi, comprende sin da subito il forte valore identitario della Valle e la possibilità di intraprendere un vero e proprio viaggio nel passato, in un piccolo mondo sempre più antico ma ancora magicamente intatto”.
La Villa Fogazzaro Roi è una macchina del tempo che ci riporta alla vita borghese dell'800: salottini con divani imbottiti, caminetti di marmo e ampi specchi con cornici d'oro; una sala da pranzo con parquet a due legni e muri affrescati con natura morta, mentre al centro spicca il lampadario chandelier di cristallo; lo studio che raccoglie le memorie dello scrittore con quadri e fotografie originarie. Infine le poetiche terrazze verdi del giardino pensile, caratterizzate dalle longeve piante come ulivi, viti e allori che inebriano l'olfatto. Un'atmosfera volutamente lasciata intatta dal Marchese Giuseppe Roi, pronipote di Antonio Fogazzaro, unica volontà quando decise di donare la Villa al FAI italiano.
Villa Fogazzaro Roi
© Susy Mezzanotte
Villa Fogazzaro Roi
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Villa Fogazzaro Roi
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Villa Fogazzaro Roi
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