Fatto a mano
C’è un dettaglio che conosce bene chi legge questo giornale ogni mese. I titoli di copertina, e della sezione moda, non sono scritti
D’altronde, questo è un anno in cui, chiusi in casa, abbiamo tutti imparato a fare i conti con noi stessi e le nostre abilità manuali, l’importanza di riscoprire piccoli gesti, dell’avere cura, conservare e se possibile riutilizzare, dando nuova vita alle cose: un tessuto smesso che diventa abito, una copertina che diventa tela bianca. La moda non fa eccezione: vorrà pur dire qualcosa che il sito del New York Times abbia aperto un’intera pagina dedicata ai designer Do It Yourself – titoli in pagina oggi: Rick Owens cuce un souvenir, Irene Neuwirth crea una collana floreale con la carta, come fare una borsa da spiaggia con Rodarte...
Ci sono infatti molte vie, crediamo del tutto contemporanee, all’idea un po’ punk di DIY, cui è dedicato questo numero. Vie che prendono forma su canali digitali, piegano al linguaggio di generazioni nuove e nuovissime antichi mestieri (significativo l’incrocio tra l’arte del fare a maglia e Jonathan Anderson), rivendicano autonomia di pensiero e apertura alla diversità. E accettazione dell’imperfezione: perché la Storia progredisce per tentativi, errori, altri tentativi, altri errori.
È il racconto di un mondo in movimento, liquido e inquieto, che ha imparato a fare di necessità virtù e a volte, persino, arte. Ne celebriamo la forza di rottura, le opportunità offerte da un accesso democratico ai nuovi mezzi di produzione, che rendono giustizia al talento individuale e aprono spazi di libertà creativa a chi mai avrebbe potuto accedervi. (Ci permettiamo però anche di far presente che non ogni cosa si equivale, non tutto ciò che è spontaneo – o dilettantesco – è necessariamente bello, e che in una società matura alcune esperienze e competenze specifiche andrebbero conservate e protette).
In questi anni abbiamo provato a utilizzare la nostra copertina in molti modi diversi: con fotografia o illustrazioni, o persino senza immagini. Mai però avevamo chiesto al soggetto protagonista di fare tutto da solo: posare, fotografare, scegliere che abiti indossare. Se c’era un momento giusto per questo nuovo esperimento, non poteva che essere il DIY issue, e non poteva esserci soggetto migliore di Rihanna – così tante volte sulle copertine, mai come stavolta però nella versione in cui lei e solo lei ha scelto di mostrarsi, senza filtri e mediazioni.
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